Cosa sono le catene muscolari

I nostri muscoli che si trovano all’interno della struttura fasciale sono da questa strutturati in lunghe catene. Vediamo meglio cosa vuol dire tutto ciò. Quando ero all’università, ad anatomia ho studiato che i muscoli hanno un’origine ed un’inserzione, ovvero un punto dove “nascono” e uno dove “muoiono”; e questo è vero. Questa impostazione didattica porta però a concepire […]

I nostri muscoli che si trovano all’interno della struttura fasciale sono da questa strutturati in lunghe catene. Vediamo meglio cosa vuol dire tutto ciò. Quando ero all’università, adcatene1 anatomia ho studiato che i muscoli hanno un’origine ed un’inserzione, ovvero un punto dove “nascono” e uno dove “muoiono”; e questo è vero. Questa impostazione didattica porta però a concepire il muscolo come a d un elemento a sé stante con caratteristiche di movimento proprie: così esistono muscoli con caratteristiche di flesso – estensione, altri di abduzione – adduzione, altri ancora di prono – supinazione. In pratica si osservano i pezzi della macchina come se fossero elementi a se stanti quando invece, questi, hanno una loro continua interazione e sinergia in ogni movimento della nostra vita quotidiana. La compartizione del corpo ha portato al concetto di isolamento muscolare portando a vivere il corpo a pezzi: così alleno il bicipite piuttosto che il tricipite; alleno le gambe piuttosto che il petto; la parte alta piuttosto che la parte bassa. Pensare di poter riunire i pezzi in un secondo tempo è un’idea bizzarra e alquanto infondata: il corpo è un sistema olistico (integrato fra le sue varie parti) e come tale vale il detto “il totale è più della somma delle parti”. Le ricerche più recenti indicano infatti come il sistema funzioni come un tutt’uno. Si parla di struttura di tensegrità ovvero di una struttura autoportante straordinariamente stabile e leggera che si regge fra rapporti di tensione e compressione, aste rigide e cavi (ossa e muscoli). E’ il cambio di paradigma: da una struttura percepita da rapporti di compressione crescente (struttura stabile ma ferma) ad una percepita come elastica e reattiva (stabile e dinamica). Cosa è che cambia? Tutto … nel primo caso se mi rompo un mattone sostituisco quel mattone; nel secondo se si rompe un tirante la “colpa” non è detto che sia di quel segmento lì ma può essere che da qualche altra parte un altro tirante avesse delle problematiche che ha trasferito al segmento più debole o sovraccaricato, facendolo saltare. Il corpo è quindi letteralmente attraversato da delle lunghe catene muscolari che si estendono dalle dita dei piedi fino a quella delle mani.

Queste catene sono continuamente attive, stimolate dal sistema nervoso per mantenere il “tono posturale”. Facciamo un esempio semplicissimo: se io sto in piedi senza effettuare alcun movimento i miei muscoli sono ugualmente in contrazione? La risposta è si … anche stando fermi la muscolatura tonica o posturale è continuamente impegnata nello stabilizzare la postura stessa, altrimenti cadrei per terra. Che cosa possiamo dedurre da tutto ciò allora? Sicuramente una cosa molto semplice ovvero che, lavorando sempre, questi muscoli vanno facilmente incontro ad uno stato di accorciamento fino a sfociare nella retrazione fasciale  (ovvero una fissità strutturata nel tempo).

Questo tipo di muscolatura (muscolatura profonda) lavora 24 ore su 24!!! Anche mentre dormi la tua muscolatura profonda è attiva!!! Diventa quindi determinante trovare delle strategie orientate a far riposare e distendere questo tipo di muscolatura.

Attraverso il sistema mio fasciale il corpo compensa i suoi squilibri cercando di nascondere i suoi problemi in quanto non è in grado di eliminarli. Quindi riportando ad esempio un problema ad una spalla (cosa che ho vissuto personalmente con varie lussazioni e ben due interventi chirurgici) cosa succederà? Succederà che interverranno dei meccanismi antalgici di protezione (tensioni miofasciali) i quali possono portare a loro volta a problematiche anche distanti. Attraverso infatti la grande ragnatela (il tessuto connettivo che riprenderemo in un altro articolo) lo squilibrio può avere una distribuzione NON LINEARE. Cosa vuol dire? Vuol dire che se ho un problema alla spalla non necessariamente avrò problemi alla catena muscolare dell’arto superiore ma potenzialmente posso averlo in qualunque altra zona del corpo. Questo è il motivo per cui si può parlare di CATENE SPORCHE.         catene2

In definitiva se ho dolore alla spalla, probabilmente la spalla non centra niente, se ho dolori al collo probabilmente il collo non centra niente e così via, a meno che queste strutture abbiano subito direttamente un qualche tipo di insulto. Il concetto è che attraverso la logica delle catene muscolari, ad una zona che lavora poco o niente (perché traumatizzata), ce ne sarà un’altra che lavora di più (la zona dolorante). In definitiva ogni EFFETTO ha una sua CAUSA.

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